Corteccia prefrontale-amigdala per le decisioni sociali

 

 

GIOVANNI ROSSI

 

 

NOTE E NOTIZIE - Anno XVII – 14 novembre 2020.

Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia” (BM&L-Italia). Oltre a notizie o commenti relativi a fatti ed eventi rilevanti per la Società, la sezione “note e notizie” presenta settimanalmente lavori neuroscientifici selezionati fra quelli pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui argomento è oggetto di studio dei soci componenti lo staff dei recensori della Commissione Scientifica della Società.

 

 

[Tipologia del testo: RECENSIONE]

 

La cognizione sociale è alla base della vita di tutti i mammiferi, ma nella nostra specie assume un’importanza tutta speciale per effetto dello sviluppo culturale di sistemi simbolici complessi che, nei vari tipi e livelli di interazione, pongono in gioco valori di conoscenza, interpretazione e previsione di eventi e comportamento, integrando astrazioni ed evidenze. L’intelligenza sociale, che anche nei mammiferi meno evoluti nella scala zoologica va oltre i pattern di azione prefissata automaticamente evocati da condizioni specifiche, richiede e comporta una serie di atti decisionali ordinari e straordinari, che rivestono un’importanza primaria per un adattamento efficace.

Lo studio delle basi neurali del processo decisionale sociale a differenti stadi di elaborazione e in differenti specie, quali la nostra, i primati non-umani e i roditori, ha consentito a Prabaha Gangopadhyay, Megha Chawla e collaboratori di evidenziare l’importanza dei circuiti che vanno dalla corteccia prefrontale mediale all’amigdala.

(Gangopadhyay P., et al. Prefrontal-amygdala circuits in social decision-making. Nature Neuroscience - Epub ahead of print doi: 10.1038/s41593-020-00738-9, 13 Nov, 2020).

La provenienza degli autori è la seguente: Department of Neuroscience, Department of Psychology, Kavli Institute for Neuroscience, Yale University New Haven, CT (USA); Department of Psychology, University of Turin, Turin (Italia).

Per consentire ai lettori non specialisti di inquadrare lo studio qui recensito si propone un’introduzione all’amigdala e alle sue connessioni con la corteccia prefrontale. Qui si riporta uno stralcio di un articolo ancora attuale (Note e Notizie 17-09-11 Amigdala umana risponde a categorie di animali):

Ancora oggetto esclusivo di interesse per medici e neuroscienziati in Italia, l’amigdala gode da alcuni anni di una larga popolarità negli Stati Uniti, grazie alla straordinaria diffusione di nozioni, pur non sempre corrette, circa i suoi ruoli funzionali e la sua importanza nella vita psichica. Ecco alcuni esempi. Nel fumetto di Batman L’ombra del pipistrello compare un mostro furioso chiamato Amygdala, come il “complesso di nuclei del cervello che controlla i sentimenti di rabbia”; nella rubrica giornalistica “Kid’s City” si analizza il ruolo dell’amigdala nelle paure infantili; un sito web invita a cliccare sulla propria amigdala, ossia ad agire su pulsanti grafici per esporsi a stimoli che si ritiene possano attivare quel complesso nucleare; in un film di fantascienza di un certo successo, un alieno dichiarava di poter controllare le paure delle persone agendo sui loro nuclei amigdaloidei; infine, il neuroscienziato Joseph Le Doux racconta di essere stato più volte contattato da avvocati che stavano costruendo la difesa dei propri assistiti “basandola sull’amigdala”.

In altri termini l’amigdala, a differenza di tanti altri nuclei del telencefalo, quali il putamen, il pallido, il caudato o il claustro, non è più una sconosciuta, almeno negli USA e in altri paesi di lingua inglese, ma questa amigdala della cultura popolare ha ben poco in comune con quella delle descrizioni scientifiche e della realtà sperimentale.

Riportiamo, qui di seguito, un brano tratto da una nota di recensione che sintetizza efficacemente i dati e le nozioni di base di maggior rilievo su questa formazione grigia telencefalica.

“L’amigdala o corpo nucleare amigdaloideo[1] è un agglomerato nucleare pari e simmetrico grigio-rossastro a forma di mandorla del diametro di 10-12 mm, situato nella profondità dorso-mediale del lobo temporale, in prossimità topografica della coda del nucleo caudato, ma non collegata fisiologicamente al controllo motorio e procedurale dei nuclei del corpo striato. L’amigdala, da una parola greca che vuol dire mandorla, occupa la parte anteriore del giro paraippocampico e la parte iniziale dell’uncus, sporgendo davanti al corno di Ammone. Descritta in anatomia con i nuclei della base telencefalica, al suo interno è composta da agglomerati di pirenofori che formano una dozzina di piccoli nuclei classificati in vario modo, anche se più spesso ripartiti in tre aree: amigdala laterale (AL), amigdala centrale (AC) ed amigdala basale (AB). In neurofisiologia l’amigdala è tradizionalmente considerata parte del sistema limbico ma, come è noto, la concezione di Paul McLean secondo cui l’insieme delle aree filogeneticamente più primitive costituiva una unità funzionale, detta anche cervello emotivo, è venuta a cadere nel tempo e l’amigdala è stata indagata spesso separatamente o nei suoi rapporti con aree neocorticali. Anche se negli ultimi decenni è stata studiata soprattutto in relazione alla paura e all’apprendimento della paura condizionata, i suoi sistemi neuronici intervengono in una gamma considerevole di processi, quali quelli relativi al conferimento di valore d’affezione a stimoli percettivi, alle associazioni con stimoli sessuali, alle risposte di attenzione motivata in chiave di interesse edonico o di allerta e di allarme. Inoltre, come faceva rilevare il nostro presidente, numerosi studi suggeriscono che questo complesso nucleare, con le sue estese connessioni, svolga un ruolo critico nella regolazione di vari comportamenti cognitivi e sociali, oltre che affettivo-emotivi[2].

Le amigdale dei due emisferi cerebrali, che hanno mostrato alcune asimmetrie funzionali, costituiscono sicuramente la chiave per comprendere in che modo il pericolo sia elaborato dal cervello. Le informazioni provenienti dal mondo esterno ed elaborate da talamo e corteccia sono trasmesse ad AL che, se riconosce elementi di pericolo, attiva AC che avvia le risposte neurovegetative e comportamentali dello stato di paura. Si riconoscono due vie principali di connessione col mondo esterno: una diretta, talamo-amigdala (via bassa) ed una indiretta, talamo-corteccia-amigdala (via alta)[3][4].

L’aggregato nucleare amigdaloideo è la formazione cerebrale più studiata dalla ricerca che indaga le basi neurobiologiche delle emozioni, e studi come quelli sul ruolo dell’amigdala nella paura condotti da Joseph LeDoux e la sua scuola hanno contribuito a cambiare la concezione prevalente nella comunità neuroscientifica del “cervello emotivo”, spostando la centralità dal sistema limbico ai sistemi di neuroni che fanno capo all’amigdala. La progressiva scoperta della partecipazione di questa formazione a numerosi e vari processi cognitivi, oltre che affettivi ed emozionali, ha consentito di comporre, poco a poco, un quadro complesso della sua fisiologia, ricco di nozioni acquisite e di spunti da approfondire[5].

La semplificazione schematica impiegata soprattutto a scopo didattico e derivata da studi realizzati mediante l’apprendimento della paura condizionata, considera l’aggregato nucleare laterale, o AL, quale zona afferente dalla quale originano assoni diretti sia alla zona basale AB sia, soprattutto, al gruppo dei nuclei centrali AC, dal quale originano le maggiori efferenze per la materia grigia centrale, per l’ipotalamo laterale e per il nucleo paraventricolare dell’ipotalamo, che mediano le risposte neurovegetative tipiche della paura[6].

Basta, tuttavia, leggere trattazioni anatomiche aggiornate sulle connessioni dell’amigdala per rendersi conto di quale complessità tutta da decifrare caratterizzi la morfologia microscopica di quest’area[7].

Sulla base delle connessioni rilevate con i metodi classici, la corteccia prefrontale è stata definita come la regione corticale del cervello dei mammiferi che riceve afferenti dal nucleo mediodorsale del talamo, sebbene dal nucleo ventrale anteriore, dai nuclei rostrali intralaminari e dal pulvinar provengano contingenti minori di fibre con differenze tra le specie. In ogni caso, la neurofisiologia classica considerava tutto l’input in entrata proveniente sempre dal talamo. In anatomia, però, era noto da vari studi che non tutti gli afferenti limbici e sottocorticali hanno stazione nel talamo prima di arrivare alla corteccia del lobo frontale.

Studi degli anni Settanta e Ottanta già dimostravano l’arrivo diretto di assoni dal tegmento del tronco encefalico, e poi dal ponte, con la ricerca dei decenni successivi, fino al 2000, che ha arricchito sempre di più il quadro (Barbas e coll., 2002). Proiezioni dell’amigdala, insieme con l’input proveniente da altre regioni limbiche, furono dimostrate già negli anni Ottanta e Novanta. Studi, anche precedenti, avevano scoperto fasci di assoni afferenti alla corteccia prefrontale nei ratti, nei gatti e nelle scimmie dall’ippocampo, dalla corteccia cingolata e da altre aree limbiche.

Ma, per rimanere all’amigdala, i terminali sinaptici dei neuriti provenienti da questi dodici piccoli nuclei uniti in un complesso studiato prevalentemente per il suo ruolo nelle reazioni di paura e ansia, giungono prevalentemente nelle aree mediali e orbitali della corteccia prefrontale. Una legge quasi universale di connettività corticale stabilisce la reciprocità con tutte le aree che inviano fibre in entrata, secondo il modello del rientro descritto da Gerald Edelman quale base della fisiologia d’insieme dell’encefalo. Per questo, oggi non meraviglia la dimostrazione, avvenuta per la prima volta mezzo secolo fa, di fibre dirette all’amigdala dalla corteccia dei lobi frontali.

Un dogma imperante nella neurofisiologia del secolo scorso, che considerava il controllo della corteccia cerebrale sul cervello viscerale solo indiretto per la mancanza di fasci macroscopici di fibre che colleghino la corteccia all’ipotalamo[8], era stato rappresentato da Nauta con l’immagine del cavaliere che monta un cavallo senza averne le redini. In tale figura – sempre ripresa fino ai giorni nostri – il cavaliere rappresentava la corteccia, ritenuta sede dei processi razionali di volizione cosciente e controllo inibitorio degli istinti, e il cavallo rappresentava l’ipotalamo sede dei processi che controllano la vita vegetativa e l’espressione corporea dell’istintività emozionale. Sulla base di questa suggestiva resa figurale, in alcune semplificazioni didattiche dell’epoca, si rendeva erroneamente la dicotomia ragione-istinto con l’indipendenza degli istinti – mediati dalle funzioni dell’ipotalamo e del sistema limbico includente l’amigdala – dalla ragione, esercitata dalla corteccia prefrontale. Un tale localizzazionismo, quasi di memoria frenologica, non aveva alcuna ragione d’essere, in quanto Nauta stesso aveva dimostrato già nel 1964 connessioni cortico-amigdaloidee.

In questi studi, realizzati sui primati, Nauta dedusse che la corteccia orbito-frontale è prevalentemente connessa con le masserelle grigie che costituiscono l’amigdala, mediante assoni in uscita che giungono a formare sinapsi sui neuroni amigdaloidei e molte altre fibre dirette sulle altre strutture sottocorticali che si connettono all’amigdala.

La ricerca dei decenni successivi ha confermato e ampliato questi risultati, fornendo dettagli nuovi. Le connessioni dirette e reciproche della corteccia prefrontale con l’amigdala e la corteccia mediale del lobo temporale si ritiene siano implicate nella formazione di nuove memorie o nella rievocazione di memorie formate in precedenza.

Ritorniamo alla rassegna sulle connessioni amigdala-corteccia nelle decisioni sociali.

Prabaha Gangopadhyay, Megha Chawla, Olga Dal Monte e Steve W. C. Chang hanno indagato nella prospettiva della neuroscienza dei sistemi le basi neurofunzionali della cognizione sociale. La ricerca recente ha fornito in differenti specie animali la comprensione in termini di meccanismi dei sostrati dei comportamenti sociali a differenti livelli neurobiologici, che vanno dalle basi dei costrutti di alto livello sociale nella specie umana, con le loro controparti rudimentali e filogeneticamente antecedenti nelle scimmie, alle precise definizioni al livello di singolo e specifico tipo di circuito e particolare tipo cellulare nell’ambito dei neuroni reagenti ai comportamenti nei roditori. Gli autori propongono un’estesa revisione degli studi pubblicati in questi anni, discutendo i meccanismi del processo decisionale sociale negli esseri umani, in primati non-umani e roditori, focalizzando l’attenzione sull’amigdala e le regioni mediale e orbitale della corteccia prefrontale. In particolare, Gangopadhyay e colleghi hanno approfondito l’analisi delle interazioni funzionali fra il complesso nucleare limbico e le regioni della corteccia cerebrale.

Interessante anche la disamina relativa all’impatto dell’ossitocina – alla quale abbiamo dedicato una copiosa mole di recensioni e aggiornamenti – sui circuiti attivi durante il processo di scelta che determina la decisione comportamentale nel contesto sociale.

Rinviando per i dettagliati commenti sui risultati delle indagini sperimentali al testo integrale della rassegna, si rileva che gli autori concludono che le interazioni regolate di attività neuronica nelle vie che collegano amigdala e corteccia prefrontale hanno una cruciale importanza per l’attuazione del processo decisionale nelle azioni sociali tanto nei roditori quanto nei primati.

 

L’autore della nota ringrazia la dottoressa Isabella Floriani per la correzione della bozza e invita alla lettura delle recensioni di argomento connesso che appaiono nella sezione “NOTE E NOTIZIE” del sito (utilizzare il motore interno nella pagina “CERCA”).

 

Giovanni Rossi

BM&L-14 novembre 2020

www.brainmindlife.org

 

 

 

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[1] L’esposizione che segue è tratta da un brano di una relazione tenuta in precedenza dal presidente della Società Nazionale di Neuroscienze (si veda in Note e Notizie 20-11-10 Basi cerebrali della psicopatia, un disturbo ignorato dal DSM – quarta parte).

[2] Si veda in Note e Notizie 10-09-11 Amigdala più grande nei figli di donne depresse.

[3] Sebbene sia stata messa in dubbio l’importanza nell’uomo della via bassa, nuovi risultati sperimentali sembrano confermare un suo ruolo, anche se di rilievo minore rispetto a quello osservato negli animali.

[4] Note e Notizie 17-09-11 Amigdala umana risponde a categorie di animali.

[5] Note e Notizie 28-10-17 L’amigdala centrale controlla l’apprendimento della laterale.

[6] Il ruolo di area afferente del nucleo laterale, che riceve informazioni dal talamo e dalla corteccia è bene stabilito da tempo. Le connessioni del nucleo laterale con la maggior parte delle altre suddivisioni nucleari dell’amigdala sono state dimostrate da Joseph LeDoux e Alsa Pitkӓnen, mentre Karim Nader, Prin Amorapanth e lo stesso LeDoux hanno determinato che le sole connessioni con il nucleo centrale sono essenziali per l’apprendimento condizionato della paura.

[7] Gray’s Anatomy (Susan Standring, editor-in-chief) 39th edition, pp. 409-411, Elsevier Churchill Livingstone 2005.

[8] Le connessioni Corteccia-Ipotalamo sono poi state scoperte negli anni recenti.